Il fatto che uno strumento, al momento del prelievo della misura, interagisce col sistema fisico di cui si vuol misurare una grandezza modificandone in maniera più o meno consistente alcuni parametri, non è affatto chiaro alla maggior parte degli studenti (...e non solo!).
Anche se per la verità la maggior parte degli strumenti è
stata realizzata in modo tale da non influenzare in maniera sensibile
la misura per la quale sono stati ideati, è bene che uno sperimentatore
sia al corrente del possibile rischio di "falsare" la misura attraverso
l'interazione del proprio strumento con il sistema.
Ma in che modo l'apparecchio di misura incide sul risultato del prelievo?
Per capirlo facciamo un esempio: supponiamo di voler misurare la
temperatura di un liquido in un recipiente attraverso un termometro a mercurio.
L'inserimento di quest'ultimo all'interno del fluido provocherà,
nel caso che i due non si trovino alla stessa temperatura, un passaggio
di calore dal corpo più caldo al corpo più freddo, modificando
di conseguenza le temperature del termometro e del fluido.
Nel caso del termometro, valutare l'entità della perturbazione
introdotta non è facile, mentre lo può essere in un altro
caso, utile per la comprensione di questo tipo di problematica.
Immaginiamo un circuito percorso da corrente che per semplicità
supporremo essere continua: se ora vogliamo misurare l'intensità
della corrente che lo percorre inseriamo un tester in un punto qualunque
del nostro circuito e registriamo il valore che viene visualizzato
come valore effitivo della corrente nel circuito.
A questo punto cerchiamo di capire dove risiede l'inghippo: nel momento
in cui inseriamo il tester nel circuito parte della corrente che
attraversava quest'ultimo comincia a circolare nello strumento
attraverso la sua resistenza interna. In questo modo, anche se la
corrente che attraversa la resistenza interna è di solito
trascurabile rispetto a quella che circola nel circuito, è
facile intuire che la nostra misura sarà sempre una misura in difetto.