La forza sull’elettrone dovuta al campo magnetico era sempre perpendicolare alla sua direzione di moto, e così un campo magnetico non variava mai la velocità di una particella carica in moto, ma solo la sua direzione. Come nell’equazione (4) la forza poteva essere uguagliata alla forza centrifuga agente sull’elettrone, che in questo caso si muoveva in un percorso veramente circolare di raggio RB. Così:

                                   B Q v = mv2/ RB                                                                        (8)

   Se ora la forza dovuta al campo magnetico bilanciava esattamente quella dovuta al campo elettrico, la macchia fosforescente nell’apparecchio di Thomson tornava indietro alla posizione iniziale. Quando ciò avviene, Q v B = EQ  e v = E/B. Sostituendo questo valore nell’equazione (5) si otteneva:

                                     Q/m=2yE/l2B2                                                            (9)                         

   Thomson trovò che il rapporto sperimentale della carica alla massa era dello ordine di 1011 coulomb per grammo. Il valore più recente di Q/m per l’elettrone è 1,7589*1011 coulomb per chilogrammi.

   Una tabella in cui si variava il tipo di gas mostrava che le particelle erano indipendenti dalla natura del gas residuo e dal materiale degli elettrodi. La tesi di Thomson dimostrava che la radiazione catodica era corpuscolare, i corpuscoli erano indipendenti dal gas in cui avveniva la scarica. Il concetto di unità elementare di carica elettrica trovò un riferimento materiale con caratteristiche fisiche misurabili in laboratorio.

 

 

 

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