2.11: Modello “ad archioni” di Stark (1910)

J. Stark propose come unità fondamentale dell’atomo una entità elementare (quanto) con carica elettrica positiva: l’archione. Egli era consapevole dell’esistenza dei neutroni, delle forze nucleari che costituivano i nuclei e cercava una spiegazione elettromagnetica al legame degli “archioni”. A quei tempi era già noto che l’atomo possedeva momenti di dipolo magnetico come piccoli circuiti magnetici; Stark assunse quindi che questi momenti di dipolo fossero contenuti dentro un solo “archione”, che agiva quindi come barra magnetica microscopica permanente. Ogni archione aveva un polo Nord e uno Sud e tendeva ad allinearsi con gli altri “archioni” come una barra magnetica in un circuito chiuso. Il problema di tale modello era che gli “archioni” erano carichi positivamente, quindi si respingevano l’un l’altro e quest’ultima forza era più grande della forza di dipolo magnetico che poteva tenerli insieme. La risposta a queste obiezioni fu l’introduzione dell’elettrone vicino all’archione in modo da neutralizzare la repulsione che univa l’intera struttura. Anche questo modello come quello di Lenard non riuscì a spiegare la formula di Rydberg.

 

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