Per introdurre questa ulteriore definizione di sensibilità dobbiamo introdurre alcune grandezze che ci saranno utili.
Innanzi tutto chiamiamo la grandezza, che ci accingiamo a misurare, G :
sia poi R(G) la risposta dello strumento e infine E(G) il valore effettivo della grandezza in questione.
A questo punto definiamo la sensibilità come il rapporto tra la variazione di R(G) e la corrispondente variazione di E(G) quando questa sia molto piccola. Tali variazioni sono espresse dai differenziali di tali grandezze percui in definitiva si ha:
Si presti infine attenzione a due fatti importanti;
lo strumento non è in grado di registrare tale variazione, non è cioè sensibile nell'intervallo suddetto.
Nella scale graduate degli strumenti si fa sì che la suddivisione corrisponda al doppio della quantità E(G), cioè 2
E(G), in modo tale che, oltre al valore, si legga immediatamente il corrispondente errore di sensibilità